L’opera di Antonio Fogazzaro mi aiuta ancora a capire i tempi d’oggi

Verso Antonio Fogazzaro ho sempre nutrito un sentimento di ammirazione, sia per le sue qualità di ordine letterario, sia per le sue posizioni a livello religioso. “Piccolo mondo antico”, il romanzo più noto di Fogazzaro, è stato per me uno dei primi romanzi più impegnativi che ho letto ai tempi della mia adolescenza. Sono rimasto incantato dall’atmosfera romantica, sempre ovattata e ricca di sentimento che inquadra il travaglio tra la nostalgia di un passato amato e familiare, e l’oggi, ormai proiettato verso nuovi orizzonti. Questo romanzo mi ha fatto sognare e rimpiangere l’infanzia, però mi ha costretto a non chiudere gli occhi verso i tempi nuovi.

Più adulto ho avuto modo di conoscere pure le vicende amare di questo cattolico teso a leggere in maniera nuova e nella lunghezza d’onda della cultura del tempo, che sentiva i sintomi di una nuova primavera spirituale, e che pagò con la messa all’indice de “Il santo”, il romanzo che mette meglio a fuoco le sue tesi religiose. Il processo sognato dal Fogazzaro, nonostante il pesante intervento della gerarchia ecclesiastica del tempo, continuò a svilupparsi e in buona parte fu recepito dal Consiglio Ecumenico Vaticano Secondo.

In questi giorni, avvertendo il risucchio che il tipo di fede e di Chiesa, proprio della mia infanzia, esercita ancora nel mio spirito e l’istintiva diffidenza che, a livello inconscio, provo nei riguardi del nuovo modo di impostare i problemi religiosi e la pastorale dei tempi nuovi, m’è parso di capire che la generazione che sta chiudendo con la vita non può non rimpiangere il suo “piccolo mondo antico”.

Forse per questo faccio fatica ad accettare che i giovani preti diano per scontato l’allontanamento di una grande maggioranza dei battezzati, accettino passivamente lo sfascio della famiglia cristiana, non sognino che il numero dei cittadini del territorio geografico della parrocchia non coincida con quello dei “parrocchiani”, l’accettino abbastanza serenamente una pratica religiosa attorno al quindici per cento!

Poi comprendo che solamente chi è nato in tempi diversi provi nostalgia di un mondo religioso che non c’è più o va scomparendo, mentre chi è nato in questo tempo non conosce che questo e perciò crede il presente l’unico possibile. Tra le pene della vecchiaia c’è anche questa ed io purtroppo la sopporto di malavoglia e senza alcuna rassegnazione.

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