Canzoni e rivoluzioni

Dovrebbe essere evidente e logico che un prete, ed un prete della mia età, sia poco interessato al festival della canzone di San Remo. Io infatti non lo sono!
Quest’anno però è capitato che proprio nei giorni in cui si è tenuto il festival, io fossi costretto e letto per un attacco influenzale.

Sono rimasto a letto tentando di far passare alla meglio le giornate che, non potendo occuparmi delle cose di cui sono solito occuparmi, non passavano mai.
Confesso che ho fatto qualche breve e saltuaria incursione televisiva perfino sul festival.

Di solito la televisione l’adopero come sonnifero, perché per me è il farmaco più efficace per aiutarmi a dormire, ma lo scenario del festival, che la stampa ha definito come meraviglioso, a me è parso d’incubo, motivo per cui non sono in grado di esprimere alcun giudizio su quell’evento fatuo ed effimero rappresentato da questa chermesse canora.

La domenica seguente però ho seguito la rubrica “Arena” da cui ho appreso il “dramma” o meglio la “farsa” della ribellione del pubblico, dei critici e dell’orchestra che si sono ribellati al giudizio del popolo italiano che ha scelto “Io amo L’Italia” piuttosto di quell’altra proposta alternativa che non conosco. Premetto che credo che Pupo, il principe e il tenore siano stati furbetti nel scegliere una canzone sentimentale, di effetto, che tocca le corde del cuore dell’Italia degli italiani piuttosto di quella fasulla distorta ed artificiosa del popolo dei drogati, delle discoteche e della trasgressione.

“I detentori della verità” però si sono ribellati ancora una volta al responso del “popolo bue” rifiutando con sdegno inconsulto il pensiero di chi lavora, ragiona, ha buon senso e non ne può più di quel popolo di sfaccendati, e di sperperoni. Ancor una volta capita quello che avviene in politica, che è l’altra faccia della stessa medaglia; tutti sono decisamente di sinistra, perseguono utopie impossibili, ma poi nel segreto della cabina votano Berlusconi, che certamente non è un santo, e non fa quindi miracoli, ma almeno tenta di tenere i piedi per terra.

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