Io credo di aver imparato più dalla lettura di certi romanzi, che dalle lezioni piuttosto barbose che ho ascoltato nelle aule della teologia nelle cui cattedre sedevano docenti ben esercitati nei sermoni.
In giovinezza è ben vero che c’è un rifiuto istintivo verso insegnanti poco brillanti e spesso anche poco preparati. Alla mia età comprendo che molti di loro facevano scuola non per scelta personale, ma solamente per ordini superiori. Ora mi rendo pur conto che per molti di essi la scuola era un sovrappiù, perché il mistero sacerdotale li impegnava già più del dovuto. E’ capitata anche a me questa sorte e quindi più facilmente può darsi che anch’io abbia determinato dei rifiuti della materia che insegnavo e non per la povertà della materia in se stessa, ma per l’inesperienza o l’inadeguatezza dell’insegnante.
Infatti qualche giorno fa, ho celebrato il funerale di un docente di greco del Liceo Franchetti di Mestre, e ho sentito le testimonianze entusiastiche dei suoi studenti e il fragoroso battimani dei giovani fedeli e quel docente insegnava non sessuologia, politica o altro, ma il greco!
Ma vengo alle mie letture che hanno inciso sulla mia coscienza più di tanti sermoni.
Tantissimi anni fa ho letto un romanzo, Gheorghiù “La venticinquesima ora”. Il romanzo descriveva con lucida spietatezza di linguaggio come politici di diversi paesi spostassero, come pedine su una dama, le popolazioni di una regione, annettessero ad una nazione centinaia di migliaia di cittadini con una cultura, una tradizione ed una religione ben diversa da quella a cui li spostavano.
In questo tempo in cui si sta venendo a contatto diretto con gente della Polonia, della Moldavia, dell’Ucraina, della Romania e di tutti quei popoli del Centro Europa, mi sto rendendo conto dello scempio esecrando, della rovina economica e del disastro sociale causato per motivi di carattere politico, ideologici di prestigio o semplicemente per scambi determinati da altri interessi poco nobili.
Sto chiedendomi sempre più spesso quanto deve camminare ancora l’umanità per raggiungere un minimo di civiltà e di convivenza umana?