I nostri emiri!

Uno dei miei nipoti, giovane comandante dell’Alitalia, col penultimo sfoltimento del personale della compagnia di bandiera ha dovuto cercare lavoro nel lontano Qatar.

Trovare un posto da pilota non è come per un idraulico cercarsi una nuova bottega. Qualche tempo fa mi raccontava della strana vita di quel mondo feudale, la cui stabilità comincia a vacillare, dove i qatarioti sono tutti stipendiati dallo stato e non hanno quindi alcuna necessità di lavorare. Il petrolio da un lato e lo sfruttamento di manodopera indiana dall’altro permettono loro di vivere senza lavorare.

In questi giorni di fine anno, nei quali ho appreso che ben altri seicento veneziani hanno attraversato per sempre il Ponte della Libertà e che nello stesso anno altri quattro-cinque milioni di turisti sono calati a Venezia mi sono chiesto: ma di tutto questo “oro” portato dai “foresti” chi ne ha beneficiato? Come si chiamano gli emiri, i califfi e i sultani di Venezia?

Ogni anno si restringe il numero dei veneziani e i pochi che rimangono si impoveriscono sempre di più, con le amministrazioni di sinistra che si sono succedute al governo della città che si sono dimostrate più inique di quelle del Qatar dove almeno i pochi abitanti locali possono vivere senza lavorare.

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