Un libro che mi ha fatto conoscere meglio don Milani

Un altro dei miei amici mi ha regalato ultimamente forse l’ultimo volume su don Milani. Il fatto che sia stato pubblicato dalla Feltrinelli, l’editrice che non amoreggia punto col mondo clericale, mi ha messo subito curiosità sul suo contenuto.

Il volume, sulla cui copertina c’è una foto assai sgranata di don Lorenzo Milani, porta il nome dell’autrice di un bianco sporco, impresso sul rosso della tonaca del prete fiorentino e, con lo stesso carattere, ma di un bianco latte, il titolo molto emblematico: “Non so se don Lorenzo”. Nell’ultima di copertina c’è la spiegazione, un poco ipocrita e falsa, del titolo misterioso: “Se mi domando cosa avrebbe detto don Lorenzo da vivo leggendo queste pagine, mi viene subito voglia di strapparle”.

Adele Corradi, l’autrice, non so per quale motivo ha incontrato don Milani. E’ rimasta soggiogata dalla sua personalità, gli volle profondamente bene e rimase con lui tutto il tempo che aveva libero dal suo insegnamento di professoressa nella scuola di Stato.

Questa insegnante ha uno strano modo di narrare i suoi rapporti col priore di Barbiana, nella sua quotidianità e a fronte degli eventi che contrassegnarono la sua breve esistenza. Questa donna racconta in brevi capitoletti, in maniera assai leggera, da creatura che amava e stimava in maniera assoluta questo prete “messo in esilio” dal suo vescovo perché scomodo ed originale.

Il modo di raccontare è tipicamente femminile, tutto preoccupato di annotare situazioni, reazioni, prese di posizione, tanto da sembrare minuzioso e quasi pettegolo. Il volume facile a leggersi, anche perché non affronta problematiche difficili inerenti alla personalità di don Milani, mi è tornato utile perché nel mio animo ha smitizzato questa persona che ormai nell’opinione pubblica è diventato tanto emblematica, poco umana e al di fuori dalla normalità.

Il don Milani domestico, quello di tutti i giorni, che deve affrontare beghe, piccole gelosie, momenti di sconforto o di rabbia, stanchezza e sconforto, è ben diverso dalla figura quasi epica in cui l’opinione pubblica l’ha collocato.

La lettura mi ha offerto un volto più umano e fuori dal mito che in pochi anni ne ha fatto un eroe ed una bandiera.

Confesso che questa lettura mi ha anche aiutato ad accettarmi, con tutte le mie debolezze e i miei limiti, le mie cadute di tono e a capire che vale la pena di perseguire un’utopia, degli ideali, senza diventare o pretendere di essere personaggi leggendari, invincibile e senza debolezze e miserie. Il dovere della coerenza e della testimonianza non esige eroismo e santità su tutti i versanti.

Spero che chi mi sta accanto riesca ad accettarmi come questa donna ha accettato, ammirato ed amato, il don Milani feriale.