Un grande gesto di solidarietà!

“L’incontro” non dispone, purtroppo, di molte firme di giornalisti famosi, comunque può contare su un certo numero di collaboratori che sono soliti “far centro” sulla coscienza e sulla sensibilità dei suoi numerosi lettori, tanto che il periodico non solo non perde copie, come ormai avviene inesorabilmente per le testate dei periodici italiani, ma riceve spessissimo complimenti dai lettori più disparati.

Il periodico è la risultante di un mosaico di tessere tanto diverse di forma e di colore, ma sempre vivaci e capaci di attrarre l’attenzione dei nostri concittadini.

Federica Causin adopera tinte delicate e dolcissime, Adriana Cercato colloca tessere il cui colore va a cercarlo nell’alto dei cieli, Laura Novello adopera tessere che sembrano palline multicolori in mano ad un giocoliere, Giusto Cavinato si impegna con tasselli dai toni caldi e familiari, Mariuccia Pinelli si rifornisce nel mondo dei sogni e trasforma la vita in poesia, Luciana Mazzer invece intesse i suoi scritti di tessere vitree sempre rosse e taglienti che pizzicano i politici con le mani nel sacco e bollano di meschinità il loro mondo fatuo e furbastro. Qualche settimana fa ha dipinto di sarcasmo l’iniziativa di un consigliere della Regione Veneto che ha proposto ai suoi colleghi che portano a casa non meno di diecimila euro mensili, di offrirne mille per i terremotati. Con fine sarcasmo ha sottolineato come essi, ad uno ad uno, si siano defilati di fronte ad una proposta che di certo non li avrebbe spolpati.

Sono rimasto amareggiato, deluso e schifato di fronte a tanta meschinità. Sennonché, proprio in questi giorni, ho avuto modo di imbattermi in una scelta quanto mai nobile e diametralmente opposta che mi ha risollevato lo spirito e che ritengo giusto additare all’ammirazione della città. I cento volontari dell’associazione di volontariato “Vestire gli ignudi”, che opera al “don Vecchi”, hanno offerto esattamente mille e più euri ciascuno a favore della nuova struttura per gli anziani poveri della nostra città che stanno perdendo autonomia. Donne, uomini, pensionati, anziani e meno anziani, hanno messo assieme centoventimila euro e li hanno versati sull’unghia alla Fondazione Carpinetum per questa nuova struttura assolutamente innovativa.

Sei mesi di lavoro totalmente gratuito sono diventati il segno della generosità e della dignità di cittadini umili ed ignoti che, senza pensarci un istante, hanno raggiunto due scopi ugualmente solidali: fornire vestiti ai bisognosi e nel contempo offrire il denaro necessario per creare la nuova struttura.

Finché incontrerò gente di questo livello, riuscirò a sopportare anche le chiacchiere al vento di chi dovrebbe essere il segno della solidarietà.

Le opere dei volontari della fondazione sono una dimostrazione della loro Fede!

Il Signore m’ha benedetto mettendomi sempre accanto tanti e cari collaboratori.

Qualche settimana fa ho riflettuto e scritto sul grande e magnifico polo della solidarietà che in pochi anni è nato attorno al “don Vecchi” . Ogni giorno un’autentica marea di gente di “ogni razza e di ogni Paese” accorre al “don Vecchi” per trovare una risposta ai problemi suscitati dall’indigenza e dalla crisi economica, e spero che quasi sempre trovi una risposta concreta alle sue richieste.

Di sovente ho confessato pubblicamente che il Signore m’ha dato la grazia di innamorarmi dei miei amici collaboratori, per cui li trovo sempre persone care, belle, intelligenti e generose; avranno forse anche loro qualche difetto, ma per chi è innamorato anche i difetti appaiono come pregi,

Ho spesso scritto, spero con legittimo orgoglio, che ogni settimana l’associazione che si occupa del settore degli aiuti alimentari aiuta circa 2000-2500 persone ed ogni settimana dalle seicento alle settecento famiglie ricevono tutti i viveri che riusciamo a racimolare. In quella occasione dicevo che l’organizzazione dei volontari con mansioni specifiche e correlate col resto della struttura è talmente efficiente che mediamente veniva servita una persona al minuto nonostante la costrizione dello spazio estremamente angusto a disposizione.

Ogni volta che passo davanti alla fila dei richiedenti, mai superiore a dieci-dodici persone, ho modo di verificare con quale alacrità ognuno svolge il suo ruolo. L’armonia, l’efficienza e soprattutto la cordialità tra i volontari e verso i poveri, mi incantano e mi fanno felice.

Non so se i miei volontari dicono le preghiere tutte le sere, non so neppure se vadano sempre a messa la domenica o se si richiamino ad una visione soprannaturale del povero, vedendo in lui le sembianze di Cristo, ma credo come san Giacomo, che le loro opere testifichino la loro fede.

Il nono anniversario deila fondazione dei Magazzini San Martino, momento speciale

Quest’anno abbiamo celebrato con particolare solennità il nono anniversario della “fondazione dei magazzini” San Martino.

I magazzini del “don Vecchi”, gestiti dall’associazione di volontariato “Vestire gli ignudi”, sono una realtà che ormai si impone all’attenzione, non solamente del nostro efficiente e ricco Nordest ma, senza presunzione, a livello nazionale per la quantità di merce “lavorata”, per numero di “addetti ai lavori”, per la “filosofia” su cui si reggono e per la loro efficienza.

L’idea di un emporio di vestiti per i poveri è certamente vecchia di quarant’anni, quando con la San Vincenzo abbiamo aperto “l’armadio del povero” nella baracchetta che si affacciava alla corte della canonica di San Lorenzo. Venne poi sviluppata a Ca’ Letizia con un magazzinetto di una ottantina di metri quadrati, ma si sviluppò infine, in maniera sorprendente, nell’interrato del “don Vecchi”.

L’incontro tra questa intuizione e la professionalità di un funzionario in pensione dell’Oviesse di Coin, il signor Danilo Bagaggia, ha determinato la scintilla e ha fatto sbocciare “il miracolo”.

Quasi 600 metri di esposizione, un magazzino di stoccaggio di 500 metri a Mogliano, 110 operatori volontari, trentamila “clienti” all’anno, cassonetti di raccolta in città, ma soprattutto la dottrina “Anche i poveri debbono essere solidali con i più poveri”, motivo per cui niente viene regalato in beneficenza, ma ognuno dà un contributo, seppur minimo, per realizzare strutture di carattere sociale.

Venerdì 12 novembre, su desiderio del direttore generale, signor Bagaggia, abbiamo invitato a visitare i magazzini e poi, a cena, il dottor Vittorio Coin e due suoi collaboratori, perché il gruppo Coin è il maggiore fornitore, a titolo gratuito, della “merce nuova”. Alla cena c’era tutto il Consiglio di Amministrazione al completo, dalla presidente suor Teresa Del Buffa, ai consiglieri Bragaggia, don Trevisiol, la signora Navarra e il signor Bembo.

Al dottor Coin è stato donato, in segno di riconoscenza, un’antica icona e gli è stato richiesto di accettare di essere il testimonial di questa grande impresa umanitaria. Ai volontari poi, una crocetta d’argento.

Debbo annotare che l’incontro è stato il segno di un autentico “miracolo sociale”.