Che emozione assistere alla “semina” del villaggio solidale degli Arzeroni!

Io sono nato in campagna e quindi porto con me tante immagini e tanti ricordi della mia terra, immagini che ormai sono parte integrante della mia persona e della mia cultura. Uno dei ricordi più “sacri” che in certi momenti mi affiorano, è quello dei contadini che con un gesto calmo e pacato spargevano la semente tra le zolle che l’aratro aveva appena preparato per la semina. Sembrava che la mia gente con coraggio, speranza e fiducia affidasse al campo quel “tesoro” che gelosamente aveva tenuto in serbo nel granaio per tutto l’inverno; in quella semente era riposto il pane per la nidiata numerosa di figli.

Qualche settimana fa, in un momento particolarmente importante, per associazione di idee, ho avuto la sensazione che un gruppetto di amici sensibili ai bisogni delle persone in difficoltà, abbia compiuto lo stesso gesto sacro della semina affidando alla Divina Provvidenza e alla generosità dei mestrini un progetto veramente coraggioso che dovrebbe essere realizzato in parte presto e in parte nel prossimo futuro.

Io non sono più presidente della Fondazione dei Centri don Vecchi; guida questa istituzione il giovane ed intraprendente nuovo parroco di Carpendo con la collaborazione di altri quattro membri del Consiglio, ma questa cara persona, con un gesto di squisita cortesia, mi invita, quasi in qualità di “padre nobile” alle sedute del Consiglio, pur non avendo in quell’organismo alcuna responsabilità.

Ebbene, in una delle recenti sedute ho assistito con profonda emozione interiore alla semina del “villaggio solidale degli Arzeroni”. Avendo il Comune assegnato alla Fondazione quasi trentamila metri quadri di superficie, essa ha deciso di progettare, per ora, e di realizzare, per stralci, questo “villaggio solidale” che si articolerebbe in questo modo:

1) Un “Centro don Vecchi” di 120 alloggi per anziani in perdita di autonomia;

2) “Il Samaritano”, una struttura comprendente una ventina di stanze per i famigliari provenienti da paesi lontani, venuti ad assistere i loro congiunti negli ospedali di Mestre e per gli ammalati dimessi dagli ospedali e bisognosi di cure;

3) Una struttura di una quindicina di alloggi in cui accettare per 3, 4 anni, a prezzi di favore, padri divorziati che vengono a trovarsi in condizioni pressoché disperate per lo sfascio della propria famiglia, affinché possano superare l’emergenza ed accogliere i figli nel tempo loro assegnato;

4) Una casa con una decina di alloggi per preti anziani ed in cattive condizioni di salute;

5) Una struttura di una quindicina di appartamenti da assegnare per 3, 4 anni a giovani sposi in difficoltà, perché possano procurarsi poi un alloggio adeguato;

6) Una decina di alloggi per disabili che scelgano di puntare all’indipendenza abitativa;

7) Un ostello di almeno 50 stanze per operai, studenti, impiegati e persone che si trovano in difficoltà di alloggio per un’accoglienza provvisoria.

Di fronte ad una scelta così coraggiosa e cristiana ho provato la sensazione di chi semina con coraggio e si fida finalmente di Dio e degli uomini di buona volontà.

A qualcuno tutto questo potrà sembrare un azzardo ed un’utopia, interpretando il termine in maniera impropria; a me è parso un seme che (se il Comune farà la sua parte e i concittadini la loro) consentirà a Mestre di presentarsi finalmente al Paese come una città di uomini veri e di cristiani da Vangelo!

Un buco nell’acqua!

Il lunedì e il venerdì mi sento un po’ dipendente dalle Messaggerie venete, perché sono i due giorni in cui mi sono assunto il compito di rifornire di giornali “i chioschi” dell’Ospedale dell’Angelo. In assoluta autonomia dalla filiera della pastorale ospedaliera, e da essa inosservato ospite, porto centinaia di copie de “L’incontro”, de “Il sole sul nuovo giorno”, delle “Principali preghiere e verità della nostra fede” e del volume “L’albero della vita” che riguarda l’esperienza del lutto, letta dall’angolatura della fede.

Comincio col grande espositore posto sulla parete esterna della cappella, caricandolo per ben due volte la settimana delle variopinte copertine dei periodici dell’editrice de “L’incontro”. A me piace l’ordine e la simmetria, per cui l’espositore lo concepisco come una tela dipinta “alla De Chirico”. Passo poi al primo piano, ove scarico “la buona stampa” nei banconi vicini alle sedie in cui sostano i pazienti in attesa che il loro numero compaia negli schermi appositi per la visita.

Ormai ho acquistato il monopolio degli spazi, perché tutta la concorrenza laica e soprattutto quella religiosa è assolutamente scomparsa dalla scena; in verità quest’ultima non è mai stata purtroppo presente.

Infine scendo al tormentato ed affollato Pronto soccorso, ove carico un piccolo espositore. Quindi prendo la mia “Punto”, pago il biglietto, perché mi è stato concesso questo “favore”, ed imbocco la strada che passa davanti alla sempre deserta stazione ferroviaria. Alla prima svolta a sinistra non manco mai di dare un’occhiata al campo arato di fresco, ove doveva sorgere la struttura di accoglienza per i famigliari degli ammalati, a somiglianza di quanto avviene ad Aviano, Padova, Belluno e tanti altri ospedali d’Italia.

Povero “Samaritano”!, così l’avevo chiamato il progetto relativo.

Presto sul campo arato spunterà il granturco, ove Cacciari, Padovan, Vecchiato e tutta la “compagnia cantante” mi avevano promesso il terreno prima, e poi perfino la struttura costruita. Un’altra delusione della politica e dell’amministrazione civica veneziana! Tanto fu grande la Serenissima, altrettanto è piccola la Venezia dei nostri giorni. L’offerta furba e vuota di Causin è ora vuota ed incolta, quella di Cacciari è invece arata.

Guardando questi due appezzamenti dei miei sogni mi viene perfino da pensare che la delusione sia stata provvidenziale, perché pare che siano ormai così pochi gli ammalati che vengono da lontano, ma anche da vicino, che il “Samaritano” sarebbe un buco nell’acqua.

Promesse, promesse e ancora promesse non mantenute per il Samaritano!

Qualche giorno fa una mia ex parrocchiana mi ha telefonato dicendomi che al marito, colpito nuovamente da un ictus cerebrale, avrebbe fatto molto piacere se gli avessi fatto una visita all’Angelo, il nuovo ospedale della nostra città. L’indomani della telefonata andai a far visita a questa cara persona che mi è sempre stata vicina con la sua simpatia e il suo affetto, durante tutti i 35 anni che sono stato parroco a Carpenedo.

Purtroppo le condizioni del paziente si erano talmente aggravate, per cui il conforto fu per sua moglie più che per l’infermo, ormai incapace di riconoscermi.

Comunque fu molto bello stare una mezz’oretta assieme, sentirci in famiglia ed avvertire sia la moglie, la zia presente, che io questo caldo affetto e questo clima di condivisione del dolore e della prova che pesava più sulle spalle della cara signora che su quello del marito, che praticamente era già entrato nella “vita nuova”.

Suddetta signora mi parlò anche del vicino di letto, un turista americano pure lui colpito da ictus mentre era in viaggio con sua moglie.

Il discorso portò la mia interlocutrice a chiedermi a che punto fosse il progetto del Samaritano, la struttura di accoglienza per la gente che giunge all’Angelo da lontano.

Gli risposi che purtroppo il progetto era ritornato in alto mare per i cattivi rapporti tra la Regione e il Comune, perchè sui pennoni di queste due realtà sventolano bandiere politiche diverse. Al che la signora aggiunse: “Sa, don Armando, la moglie di questo paziente alloggia nell’albergo, appena aperto qui vicino all’ospedale e paga 110 euro la notte, poi deve provvedere per il pranzo e cena”

Immediatamente mi si presentarono alla mente i volti di Cacciari, del Comune, Padoan dell’Ulss, Vecchiato assessore all’urbanistica, Fincato ai lavori pubblici, i loro progetti e le loro promesse. Forse sono ormai fuori dalla vicenda, perché un alto funzionario della Ulss è interessato ad affidare la questione di questo sogno ad una realtà a lui vicina.

Comunque ora che non ho più preoccupazioni per la chiesa, comincerò a premere sia per il Samaritano che per il don Vecchi di Campalto.

Con le elezioni vicine può essere non gradevole avere contro anche un vecchio prete, vecchio finché si vuole ma non stanco per impegnarsi per il prossimo!

Il bene va fatto sempre ma la politica non lo capisce sempre…

Qualche settimana fa m’ero illuso che, dopo una assurda pausa di due anni, il Comune avesse fatto un passo avanti tirando fuori il “Samaritano” da un binario morto e avesse finalmente messo in marcia il grande progetto della realizzazione del centro per la cura, mediante i protoni di certi tipi di tumore, della sede per una struttura sociosanitaria per il recupero degli anziani con gravi patologie, della sede per le associazioni che si occupano del settore della sanità, e di una residenza per i familiari dei degenti dell’Angelo che vengono a Mestre da lontano e dei pazienti dimessi che hanno bisogno di visite di controllo o di terapie varie.

La dottoressa Fincato assessore dei lavori pubblici m’aveva dato la parola d’onore che, terminate le elezioni, avrebbe provveduto ad un accordo con la Ulss perché essa procedesse mediante quel marchingegno di finanziamento di progetto, per cui chi sborsa i soldi li recupera a iosa mediante certi servizi che saranno loro concessi.

Tutto pareva finalmente deciso, tanto che “Il Gazzettino” ne aveva dato notizia con un certo rilievo.

Qualcosa deve essere saltato perché ora pare che il Comune voglia realizzare il tutto direttamente o mediante aziende ad esso care sempre per l’eterna preoccupazione della sinistra che la destra non faccia troppa bella figura realizzando quest’opera oltre “Il passante” e il nuovo ospedale!

Almeno questo mi pare d’aver capito, dopo aver letto un’intera pagina del quotidiano tutta dedicata all’argomento in questione.

Da parte della Ulss si obietta che finche il comune continua a concedere permessi a costruire strutture alberghiere tutto l’intorno, non sa se riuscirà a trovare chi sia l’allocco disposto a sborsare 100 milioni di euro, col pericolo che non riesca a recuperarli? Siamo sempre alle stesse: Ci sono troppi politici faziosi, troppo interessati all’affermazione del proprio partito o peggio ancora ad essere ricettivi, incapaci di fare e non disposti a permettere a chi ha dimostrato di saperlo fare, che lo faccia.

Non capendo o non volendo capire che il bene va sempre fatto anche se fosse il diavolo stesso ad offrirsi di farlo; in questo caso vorrebbe dire che il diavolo si sarebbe convertito! E questo è proprio il massimo che si possa sperare!

Oltre il punto di non ritorno per tanti progetti importanti

Quasi tutto è realizzabile, però bisogna essere disposti a pagare dei prezzi tanto più consistenti quanto sono più importanti i progetti che si perseguono.

Pare finalmente che sia sul binario giusto il progetto della Casa di accoglienza per familiari che vengono da lontano per assistere i loro congiunti ospiti nell’ospedale dell’Angelo. Ormai i giornali della città parlano sempre più di frequente e sempre più nei particolari della struttura per la cura dei tumori mediante i protoni.

Il “Samaritano” è come la barchetta legata a questo transatlantico; quanto grande, come verrà realizzato, chi lo gestirà, sono elementi ancora avvolti nel mistero, però pare che in due-tre anni s’arriverà in porto.

Quante pressioni, quante varianti, quante delusioni, quante arrabbiature… spero che non ci siano ancora aumenti di prezzo!

Per il don Vecchi di Campalto, con infinite modifiche, preoccupazioni, telefonate, suppliche pare che ormai siamo prossimi al fischio di partenza.

Non tutto è ancora risolto, ma mi pare che ormai si sia superato il limite di non ritorno!

Per la chiesa del cimitero si è passati dal monumento alla baracca, dalla cattedrale al prefabbricato, comunque per novembre e quindi per l’inverno i fedeli potranno pregare al riparo della pioggia e al caldo.

Già amo appassionatamente la “mia nuova chiesa in grembiule” la chiesa povera per la gente che crede e va al sodo!

Per i generi alimentari le cose vanno ancora meglio. Con tanta fatica e buona volontà abbiamo messo su una struttura d’avanguardia, con una catena del freddo invidiabile, con un corpo di operatori affidati ed efficienti.

Spero soltanto che l’assessore Bortollussi dia l’ultimo tocco e ci dia la possibilità di “raccogliere evangelicamente gli avanzi” del miracolo della moltiplicazione dei pani! (don Armando ha scritto questo appunto prima che la cosa si compiesse, NdR)

Costi? Notti insonni, blandizie ai giornalisti, telefonate agli amici, pazienza, costanza, faccia tosta e fiducia nella parola di Cristo “A chi batte sarà aperto, a chi domanda sarà dato!”

Però quando il bimbo è nato, la mamma dimentica le doglie ed è felice!
Così è per me!

Arriveranno anche le elezioni comunali

So che le elezioni comunali non sono molto lontane e col Comune ho rapporti frequenti, difficili e talvolta deludenti.

Ho parlato più volte della vicenda del Samaritano per cui avevo avuto promesse ed impegni precisi e in maniera disinvolta elusi senza spiegazione alcuna. Non voglio neppur parlare della situazione della cappella del cimitero e della nuova chiesa.

Ho in atto i problemi inerenti ai trecento anziani residenti nei Centri don Vecchi, che il Comune auspica che non vadano in casa di riposo per motivi umanitari ma, confessiamolo pure, anche per motivi economici perchè il mantenimento in casa di riposo di un anziano non autosufficiente costa un occhio della testa.

Anche in questo campo nonostante la buona volontà di qualche funzionario, tutto sommato, l’assessorato competente, risulta latitante. Ho pendente il problema del recupero dei generi alimentari in scadenza, che taluni grossi comuni hanno risolto da un decennio, mentre il nostro Comune sta bagolando tra le nebbie della laguna.

Mancanza di personale?
Mi risulta da fonte certa che il Comune di Venezia ha 4600 dipendenti e ne dovrebbe assumere altri 400 che ora sono precari e che il problema maggiore, per chi si occupa del personale, è quello di fare passare il tempo senza che si annoino e vadano in depressione per mancanza di compiti precisi.

L’organizzazione del Comune di Venezia è sempre stata sgangherata, ma ora poi con Brunetta ministro veneziano e la crisi economica in atto, la cosa risulta vergognosa.

Spero che assessori e consiglieri che oggi sono al potere girino al largo in tempi di elezione, perché li metterei alla porta a suon di legnate.

Promesse, dichiarazioni e guadagni

Più volte ho sentito dire, dall’assessore Vecchiato e dallo stesso sindaco Cacciari, che l’amministrazione comunale aveva scelto di circondare di un polmone verde il nuovo ospedale e coerentemente avevano osteggiato la mia richiesta di costruire una struttura per i familiari dei degenti del nuovo ospedale di eccellenza qual’è l’Angelo in un terreno che un privato interessato mi offriva.

Avevano quindi abbracciato la soluzione di darmi prima 10.000 metri di superficie, poi 5.000 per una piccola struttura che rispondesse a questa esigenza. Infine le cose sono andate diversamente; mi si è offerto l’intervento dell’Ulss che avrebbe fatto prima, avrebbe pagato tutto e soprattutto avrebbe inserito questo piccolo intervento in un progetto globale rispondente alle varie esigenze della sanità.

Benissimo!

Poi sono successe altre varianti e proposte, che non sempre sono riuscito a seguire e meno ancora a comprendere.

Quello che invece constato con i miei occhi è che l’ospedale con i pochi campetti verdi che lo circondano sembra un fortino assediato; a sud, a nord, a ponente e a levante stanno sorgendo fabbricati in ogni dove, in barba alle solenni dichiarazioni dei vari protagonisti della vita sociale della nostra città.

Stamattina poi, un piccolo imprenditore, di tutt’altro settore, si occupa infatti di defunti, mi ha informato con molto entusiasmo che a giorni aprirà una specie di foresteria a due passi dall’ospedale con 18 posti letto e spera di fare affari d’oro. Mi parlava infatti di settanta, ottanta euro alla notte.

Io sono felicissimo che in tanti rispondano alle esigenze create dal nuovo ospedale, che tutti guadagnino; sono invece angosciato al pensiero della povera gente che viene da Alghero o da Messina, nella speranza che l’oculistica o la toracica, facciano il “miracolo” al loro congiunto e che oltre all’angoscia per il male debbono accollarsi anche quella di un posto letto.

Mi viene spesso il ricordo della mia povera mamma e di mia sorella che una quarantina di anni fa in una contingenza simile, avendo chiesto una pensione da pochi soldi, finirono per passare una notte d’angoscia e d’inferno in un asilo notturno di Milano!

Io non conosco gli stipendi dei nostri amministratori, però sono assolutamente certo che superano di gran lunga quelli dei disperati del sud.

Farsi sentire

Molti anni fa lessi un articolo in cui si affermava che in Italia politici ed amministratori di enti statali o comunali fanno di testa loro e combinano tanti guai, perché una volta eletti, sono lasciati soli e non giungono loro le reazioni della popolazione la quale brontola ma difficilmente partecipa attivamente, manifestando il proprio pensiero.

Lo stesso articolo continuava affermando che in altri Paesi le cose non andavano così. Infatti in America, in occasione di una presa di posizione della Casa Bianca, ben 25.000 americani avevano manifestato disappunto scrivendo al presidente degli Stati Uniti. Da noi il comportamento della gente è ben diverso, il popolo mugugna ma raramente i cittadini prendono posizione, uscendo allo scoperto e firmando il proprio parere.

La lezione mi parve buona e da quella volta spesso prendo posizione manifestando il mio parere nei vari organi di stampa o scrivendo direttamente ai preposti ai vari settori della Civica Amministrazione.

A dire il vero i risultati sono stati alquanto modesti! E’ ben vero che l’apparire di una “rondine non fa primavera!”

Scrissi al Sindaco, in occasione di due articoli apparsi su “Il Gazzettino” in cui si affermava che il progetto de “Il Samaritano” giaceva negletto nei cassetti del Comune. Scrissi ancora al prosindaco Mognato e a Venturini presidente della municipalità per lo scandalo del piazzale del cimitero, il cantiere che tira a campare da mesi e mesi ed un progetto che riduce drasticamente i posti macchina, mentre a parer mio, avrebbe dovuto aumentarli.

In ambedue i casi, silenzio assoluto!

Molto probabilmente Sindaco e Prosindaco e Municipalità non possono avvalersi della collaborazione dei tremilaseicento dipendenti comunali (la più numerosa impresa cittadina).

Riflessioni sul “Samaritano”

In questo ultimo tempo mi sono trovato a prendere delle decisioni importanti circa la struttura di accoglienza per i familiari degli ammalati che provengono da altre regioni, per farsi curare in un ospedale di eccellenza qual è l’ospedale all’Angelo.

Penso di avere almeno il merito di aver sensibilizzato l’opinione pubblica cittadina in maniera che Comune, Ulss e Regione, si siano sentiti e sentano ancora sul collo il fiato caldo dei cittadini.

Il progetto del Samaritano è complesso e di difficile realizzazione, specie se a portare avanti l’idea è un vecchio prete ottantenne solitario e con il seguito sì della simpatia e della fiducia della città, ma non di un gruppo organizzato e con mezzi economici adeguati.

Il mio sogno era ed è quello di creare un servizio per chi è in difficoltà e di dire alla città con i fatti che la comunità cristiana non offre “fumo solidale”, ma parla con i fatti di solidarietà. Purtroppo però non sono riuscito a trascinare nell’impresa: parrocchie, preti, organizzazioni cattoliche, curia e quant’altro!

La Provvidenza ha voluto che un’organizzazione, di ispirazione cristiana, proveniente da un’altra città, ricca di ideali, di esperienza e forse anche di mezzi economici, si è offerta a portare avanti l’iniziativa e a questa disponibilità due cittadini acquisiti si sono resi disponibili a pagare l’affitto per un anno di quattro appartamenti per una soluzione transitoria finché la combinazione IVE, Comune, Ulss e Regione non realizzeranno la struttura definitiva de “Il Samaritano”

Di fronte a questa situazione ho ritenuto giusto e doveroso passare la mano, offrire il mio avallo per quanto può essere utile e la mia collaborazione.

Io non mi sento uno sconfitto ma purtroppo la sconfitta è la chiesa mestrina e veneziana!

La mia colpa o meglio il mio fallimento  semmai è quello di non essere riuscito a coinvolgere chi dovrebbe rappresentare il cuore e la carità dei cristiani della chiesa di Mestre.

Ora la mia energia la dedicherò a questi fratelli di fede ai quali va la mia ammirazione e simpatia.

Il disegno di Dio per “Il Samaritano”

Guai ad essere rigidi nel sognare il domani. C’è un proverbio popolare che dice: “Gli uomini si muovono ma è Dio che li conduce” ed un altro simile per un certo verso, “l’uomo propone ma Dio dispone”.

Una volta ancora sono costretto a riscrivere, in maniera diversa da quanto l’avevo predisposta, la storia del Samaritano e per giunta debbo confessare che l’imprevedibile svolta che la Provvidenza mi indica e forse “mi impone” è molto migliore di quella che io avevo immaginata.

Mi illudevo quasi d’aver “scoperto l’America” mentre ora mi accorgo che c’è chi mi ha preceduto da tanto tempo e alla grande! Ad un tiro di schioppo opera una associazione che ha alle spalle una delle più grosse realtà finanziarie gestite da rappresentanti del mondo cattolico, che da molto tempo e da molti anni opera nel settore dell’accoglienza ospedaliera avendo elaborato una dottrina e fatto una lunga esperienza.

Quasi per incanto, in un momento difficile, è spuntata una proposta capace di coniugare il presente col futuro de “Il Samaritano” non rinnegando nè la dottrina che lo dovrà ispirare, nè abbattendo le fragili fondamenta su cui appoggiava il sogno, ma migliorando decisamente l’una e le altre. Un breve colloquio con persone tanto diverse che la Provvidenza ha fatto incontrare, un incontro con chi ha alle spalle realtà economicamente e spiritualmente forti, mi ha fatto intravedere una strada possibile e più sicura. Pur un po’ stordito, ma deciso mi è parso giusto abbandonarmi al disegno di Dio che è sempre migliore del mio progetto!

Povero me! Mi affido alla Provvidenza e navigo a vista!

Don Abbondio si sentiva un fragile vaso di terracotta in mezzo a vasi di ferro e provava tutta la paura di andare in frantumi al primo scossone che fosse capitato nella strada sconnessa e piena di buche che stava percorrendo. Don Abbondio in verità non aveva tutti i torti, lui povero curato di campagna che a mala pena riusciva a tenere a bada la lagnosa e intraprendente Perpetua, aveva ben ragione di preoccuparsi dell’Innominato, di don Rodrigo e dello stesso Cardinale Borromeo. Loro erano gente di mondo, scaltra, forte, abituata a destreggiarsi in una società che era difficile anche a quei tempi.

Io come volete che mi senta tra personalità quali il direttore della ULSS 12 dottor Padoan, del sindaco filosofo Cacciari, che da mane a sera imparte lezioni a Venezia come a Roma, della Regione o della Immobiliare Veneziana?

Chi ha seguito le vicende del “Samaritano” si è certamente accorto come sono stato sbatacchiato qua e là, è già un miracolo che non sia andato tutto in cocci!

Causin vuole donarmi 10.000 metri di terreno a patto che… L’architetto Zanetti mi dice che anche la famiglia Bovo sarebbe stata disposta a fare altrettanto a patto che… Altri affermavano che avrei dovuto consorziarmi con i militari che avevano diritto a costruire… L’Immobiliare Veneziana mi   offre 10.000 metri di terreno. La ULSS con il dottor Padoan interviene dicendo “Costruisco io e poi do la struttura in gestione!” un giornalista del “Gazzettino” scopre poi che il Comune, per non far brutta figura, vuole costruire lui! L’Ive afferma che in un paio di settimane mi avrebbe fornito il cronoprogramma della costruzione che farà l’ente stesso. Ora pare che il dottor Padoan mi anticipi quattro appartamenti e che abbia trovato chi paga l’affitto per un anno, ma il benefattore che l’affianca pare che si fidi di più di un altro ente per la gestione!

Povero me, vecchio, senza soldi, senza veri appoggi, senza chi badi alle mie spalle, e con altri pensieri, mi sento in balia di tutti!

E’ già un miracolo che non sia andato finora in frantumi!

Mi affido alla Provvidenza e navigo a vista!

Ma può essere proprio vero?

Ho scritto al Sindaco domandandogli se è vero quello che ha scritto il Gazzettino; cioè che il Comune di Centro Sinistra non vuole che la Regione di Centro Destra appaia troppo brava agli occhi dell’opinione pubblica, per la costruzione dell’ospedale dell’Angelo e per il passante ed ora anche per il Samaritano, ma che lo stesso comune ha dimenticato per circa un anno in un cassetto tra le sue scartoffie il progetto del Samaritano con cui vuol fare bella figura alle prossime elezioni comunali!

Credo che un giornalista, polemico fin che si vuole qual è il dottor Maurizio Danese, autore dei due articoli, non possa aver scritto quello che ha scritto senza prima documentarsi.

Le cose due anni fa sono andate così: il Comune mi concedeva a titolo gratuito 5000 metri di terreno vicino all’ospedale e noi avremmo costruito “Il Samaritano”, una struttura di accoglienza per i familiari di ammalati di altre province e regioni.

La cosa pareva fatta. Era d’accordo l’urbanistica, l’immobiliare del Comune e soprattutto il Sindaco. Se non che una giornata di luglio del 2007 mi raggiunse una telefonata del Sindaco che mi disse: “Le dispiace, don Armando, se il Samaritano lo costruisce il dottor Padovan della ULSS e poi lo concede gratuitamente alla sua fondazione per gestirlo?” Non potei naturalmente dirgli di no!

Pareva d’accordo il Comune, che intascava i soldi per la vendita della terra, soldi che io non gli avrei dato, d’accordo la Regione che sborsava i soldi e la ULSS che avrebbe sistemato tuta l’area prospiciente l’ospedale.

Senonchè viene fuori la notizia bomba del dottor Dianese che afferma che il Comune, che pare non abbia un soldo almeno da quello che si dice sui giornali, e per gelosia si accolla i due milioni di euro occorrenti, ma poi finisce di dimenticarsi in un cassetto il progetto già preparato dell’immobiliare di Venezia.

Che dire di tutto questo?
Stupore, meraviglia, indignazione, denuncia sono tutti termini tanto poveri per inquadrare un fatto del genere!

Sempre più spesso penso che sia solamente un brutto sogno, o peggio, un incubo notturno!

Con quale faccia questa gente si presenterà alle elezioni?

Talvolta ti arrivano delle notizie che non solamente ti stupiscono, ti fanno arrabbiare, ma ti provocano indignazione e nausea verso una classe di amministratori e di politici che, in occasione delle elezioni si offrono ai concittadini per risolvere i problemi e per soccorrere i deboli.

Mi è capitato di leggere su “Il Gazzettino” una di queste notizie e il giorno dopo di leggere pure una replica che l’ha ribadita e spiegata con ironia e sarcasmo.

La notizia riguarda la vicenda de “Il Samaritano” la sognata struttura di accoglienza per i familiari poveri dei duemila pazienti che ogni anno sono accolti nell’ospedale di Mestre, benché provenienti da altre regioni d’Italia.

Finora abbiamo tentato di provvedere col Foyer S. Benedetto, ma attualmente esso è inadeguato e decentrato. Il sindaco mi aveva promesso 5000 metri quadrati di terreno ed io con la mia squadra ci saremo impegnati a costruire la struttura con l’aiuto di Dio e della città.

L’estate dello scorso anno è intervenuto il dottor Padovan, responsabile della ULSS, che alla presenza del sindaco e della Regione, propose di farlo a spese del suo ente e che l’avrebbe costruito prima di noi. Cominciarono a passare i mesi senza che nulla accadesse, ci furono illazioni positive dei giornali, telefonai a Padovan che mi rispose laconicamente alla Garibaldi: “Stiamo lavorando!”.

Chiesi ad un amico giornalista di fare un’indagine, pareva che si trattasse solamente che la ULSS aspettava di incassare i soldi della vendita dell’Umberto I° e dell’ospedale al Mare, per poter cominciare. Però una telefonata del dottor Micelli prima ed un incontro con l’assessore ai lavori pubblici, dott.ssa Fincato, mi misero una pulce all’orecchio.

Finché non giunse la notizia bomba firmata dal giornalista esperto sulle vicende dell’ospedale dell’Angelo, dottor Maurizio Danese, che afferma che il Comune (centrosinistra) vuol fare lui il Samaritano perché la ULSS (centro destra) risulterebbe troppo brava di fronte all’opinione pubblica vicina alle elezioni.

Il Comune non ha soldi per la chiesa del cimitero e quei pochi che ha li sta spendendo per quella porcheria che è il piazzale del cimitero e per il “ghetto” per Sinti.

Dire che questo è ignominioso è il meno che si possa dire, forse vergognoso è più adeguato.

Sto attendendo con quale faccia questa gente si presenterà alle elezioni!