La gestione del “miracolo”

Ho parlato delle motivazioni che mi hanno spinto in questa impresa, delle finalità, dei finanziamenti: non ho mai parlato della loro gestione, ossia di chi oggi amministra i centri. Ho spesso scritto della realizzazione come un “miracolo” ma non sono meno convinto che sia pure “un miracolo” la gestione di questi 510 alloggi per anziani poveri e del recente Centro di Solidarietà cristiana Papa Francesco.

I don Vecchi sono strutture opera della parrocchia di Carpenedo e sono state gestite dal sottoscritto, titolare di questa comunità. Una volta andato in pensione nel 2005, il mio successore monsignor Danilo Barlese ritenne opportuno che subentrasse una Fondazione – nata un anno dopo – gestita da un Consiglio di amministrazione della durata di 5 anni formato da 5 membri con consiglieri: 3 nominati dalla parrocchia e 2 dal Patriarca.

L’attuale Consiglio di amministrazione della Fondazione – di cui sono presidente onorario come per il Centro – è stato nominato all’inizio di questo anno ed è formato da Andrea Groppo, Edoardo Rivola, Maria Caterina Ferrari, Federica Giummolè, Pomiato Roberto.
Il Consiglio d’amministrazione de Il Prossimo che gestisce il Centro Papa Francesco, ente del terzo settore, ha pressappoco gli stessi membri: don Gianni, Rivola, Groppo con l’aggiunta di suor Teresa Del Buffa.

Vengo quindi a parlarvi di questi consiglieri, della direzione e dei responsabili.

Presidente della Fondazione Carpinetum: Andrea Groppo, diplomato geometra e titolare delle assicurazioni Generali di Castelfranco. A lungo membro scout dell’Agesci parrocchiale.
Presidente dell’associazione Il Prossimo che gestisce il Centro Papa Francesco è Edoardo Rivola: già direttore del Banco San Marco/Bancobpm in diverse città del Nordest, è andato in pensione per dedicarsi totalmente alle attività del Centro.
Direttrice generale della Fondazione è la dottoressa Cristina Mazzucco, assunta regolarmente e coadiuvata da tre impiegate tutte assunte regolarmente e dal volontario Marino Fontanella.
Il Centro don Vecchi di Marghera è diretto dai coniugi Teresa e Luciano Ceolotto in qualità di volontari.
Quello di Campalto da Lino Zanatta e Stefano Sangion in qualità di volontari. Il Centro don Vecchi 5 da Renzo Marcoleoni in qualità di volontario.
Il Centro don Vecchi 6-7 dalla signora Pina Mediati, assunta regolarmente.

Ho ritenuto opportuno riferire questi dati perché si sappia che i residenti nelle sette strutture non pagano affitto ma soltanto i costi condominiali e le utenze e gli utenti dell’ipermercato solidale pagano solo un piccolo contributo per i costi di gestione.

Il Centro Papa Francesco, gestito dall’associazione Il Prossimo, è organizzato in settori: ognuno ha dei referenti che coordinano il gruppo dei vari volontari. Agli Alimentari sovrintendono Gianni Bergamin e Lucia Simionato, alla Frutta e verdura Eugenio Alemanno, ai Mobili Federico Troi e Luciana Ribon, al Banco Alimentare Niccolò Meggiato e Vito Marchiori, ai Vestiti Eddi Bobbo con Ivana, Anca e in cernita Gina e Laura.

Grazie alla bella schiera di persone che dedicano tempo e fatica per i concittadini che sono in difficoltà.

Ripeto che il nostro “miracolo” di carattere sociale è sorto e vive solamente perché può contare su questa bella squadra di gente capace e generosa.

L’esercito della salvezza

Più volte nel passato ho confidato, mediante i periodici che mi offrivano un po’ di spazio, che ho sempre avvertito il bisogno di dialogare con i miei cittadini perché, pur vivendo in una comunità abbastanza numerosa, le persone che frequentano la chiesa erano e purtroppo sono ancora molte meno di quelle che popolano la nostra città. Il 15 marzo ho compiuto 94 anni e, nonostante rimanga nel mio animo questo sentimento struggente, le mie condizioni psicofisiche logorate da questa valanga di anni purtroppo mi rendono quasi impossibile o per lo meno molto difficile questo dialogo. In occasione della Pasqua però ho però sentito il bisogno imperioso di fare ai miei concittadini, “nipoti” e “pronipoti”, qualche confidenza. Confidenze che sento il bisogno impellente di manifestare anche se la grafia è incerta e il discorso risulta assai povero e frammentario.

Prima confidenza: io sono veramente felice di vivere assieme a quasi 600 anziani, più o meno vecchi di me, negli alloggi dei centri don Vecchi che sono precisamente 510. Io non ho alcun compito dirigenziale in queste strutture ma mi sento ancora quasi la “coscienza” di queste realtà.
Perciò ad Andrea Groppo, nuovo responsabile dei sette centri, chiedo “raddoppia il numero degli alloggi”, secondo; “punta a far si che ognuna delle strutture da condominio diventi sempre più comunità”.
A Edoardo Rivola, responsabile dell’associazione “Il Prossimo”, che gestisce l’Ipermercato Papa Francesco che ha il compito di aiutare concittadini in difficoltà economiche (che oggi sono purtroppo una moltitudine, ne incontriamo migliaia), punta ad aiutare sempre più persone in difficoltà e in maniera sempre più consistente”.
Spero e prego perché questi moniti diventino obiettivi concreti e urgenti per queste due belle figure di concittadini che si sono messi a disposizione.

A voi lettori, e pure a tutti i mestrini, vorrei fare un’altra confidenza.
In questi mesi mi hanno informato che un anziano della Cita di Marghera, che qualche anno fa mi ha detto che avrebbe lasciato il suo appartamento ai centri don Vecchi, è mancato e ha fatto come aveva promesso.
Seconda informazione, di settimana scorsa: una signora che veniva come volontaria alla mensa dei poveri di Ca’ Letizia ai miei tempi, ha lasciato pure il suo appartamento “per il don Vecchi di don Armando”.
Un’altra mia parrocchiana, qualche mese fa, mi ha devoluto cinquemila euro per il pranzo dei poveri.
La ditta Bauli per la Pasqua ha donato 6 bancali di colombe e Il Catering Serenissima quattro quintali di cioccolata per la colazione dei bambini.
Fortunatamente potrei continuare a raccontare questi “miracoli della carità!”

Da questa esperienza mi viene voglia di dire a tutti agli anziani che non hanno congiunti diretti, e a tutti coloro che possono, che pensare ai poveri rende felici. Per di più acquistano titoli per il Paradiso.
Quindi vorrei che i mestrini visitassero i sette Centri don Vecchi, il Centro di Solidarietà cristiana Papa Francesco e vedessero l’accoglienza che abbiamo messo in piedi per i profughi ucraini e per le mamme africane.
Vi verrebbe voglia di contribuire alle “imprese solidali”, vi stupireste degli odierni miracoli della carità scegliendo di unirvi a questo “esercito della salvezza”!

Il Natale del Signore

Don Gianni, tanto gentilmente, mi ha offerto l’editoriale de “L’incontro” perché possa augurare “Buon Natale” agli abitanti di questa nostra città con la quale per ben 68 anni ho condiviso i giorni belli come quelli amari della vita.

Sono felice d’aver questa opportunità perché una volta ancora ho la possibilità di poter convintamente affermare che è un grande dono sentirsi ripetere che Dio non cl ha voltato le spalle per le nostre cattiverie, ma che ha scelto di stare ancora con noi per aiutarci a costruire finalmente un mondo più fraterno. I miei auguri sono quelli di un vecchio prete di quasi 94 anni che ha tentato di offrire ai fratelli il grande messaggio della nascita di Gesù, che rinvigorisce la nostra speranza di una vita più bella e serena. Quando ero bambino andavo al presepio incantato di fronte alla poesia e al candore di questa sacra rappresentazione della Natività di Cristo.

Questo anno, da vecchio, andrò al nostro ipermercato “Papa Francesco” per unirmi alla lunga fila di concittadini che ogni giorno cercano i luoghi ove nasce l’amore, sperando di incontrarlo nel volto di giovani e adulti che lo rendono visibile mediante il loro servizio di fraternità, per ritornare da questo incontro convinto che Gesù nasce ancora attraverso l’impegno di chi opera per il bene dei fratelli. Invito anche tutti voi, miei concittadini, a venire ove si può anche questo anno vedere dove nasce il Figlio di Dio. Buon Natale a tutti voi.

Il campo dei miracoli

Sono convinto che se raccontassi ai miei concittadini come ogni settimana all’ipermercato per i poveri “Papa Francesco” riusciamo a rispondere positivamente a più di mille persone in difficoltà che ci chiedono aiuto, molti potrebbero giustamente pensare che la mia risposta si rifaccia all’episodio della furbata con la quale il gatto e la volpe ingannarono lo sprovveduto Pinocchio.

Per non incorrere in questo pericolo vi riproduco due lettere, una mia ed una del responsabile dell’azienda “Serenissima Ristorazione”, impresa che ogni giorno prepara il pranzo a ventimila clienti, che documentano che esiste veramente il “campo dei miracoli”.

Questo miracolo si avvera ogni giorno al nostro supermercato dei poveri, da un lato perché pian piano la nostra città ha maturato un vero sentimento di solidarietà e dall’altro perché la Divina Provvidenza ci fa incontrare di frequente dei benefattori particolarmente generosi che con gesti di grande carità ci aiutano a compiere ogni giorno dei “veri miracoli”!

Devo aggiungere un altro particolare: moltissimi generi alimentari ci sono donati dai supermercati della città: generi non più vendibili perché troppo vicini alla scadenza. Però essi non bastano, e perciò siamo costretti a comprarne con le modeste offerte che ricaviamo dai tanti benefattori. Il guaio è che per risolvere il problema di offrire latte, zucchero, pasta, riso, olio, caffè, farina ed altri prodotti di prima necessità; siamo costretti a comprarli nei supermercati al costo corrente. Quindi non c’è rimasto altra soluzione che di poterli trovare “alla fonte” senza la cresta della commercializzazione, per pagarli meno e per accontentare quindi più persone in difficoltà.

Mi pare opportuno informare la città sull’ultimo esito positivo, sperando che ci sia chi è in grado di aiutarci in questa ricerca e voglia darci una mano. Ecco i due documenti che hanno realizzato questo miracolo:

  1. La mia lettera alla direzione della azienda “Serenissima Ristorazione”.
  2. La risposta di questa azienda che in passato ci ha aiutato a realizzare: “la cena ad un euro per i poveri”.

Questa relazione confidenziale la faccio sperando di poter contare sull’aiuto diretto di tutti o sull’aiuto per poter trovare soluzioni vantaggiose per aiutare più e meglio concittadini in difficoltà. Ecco quindi la lettera che ho inviato personalmente al vicepresidente della Serenissima Ristorazione Tommaso Putin.

“Ill.mo signor Tommaso
Io le sarò sempre riconoscente per tutti i favori che ci ha fatto e continua a fare, favorendo la nostra scelta di aiutare i poveri.
Sono assolutamente certo che il Signore la ricompenserà della sua generosità e questo vale certamente più della mia riconoscenza!
Non tutti purtroppo la pensano come lei e come me, per questo sono costretto a bussare una volta ancora alla sua disponibilità, sperando che lei ci possa fornire questo ulteriore aiuto.
Come lei sa siamo riusciti ad aprire una specie di supermercato per i più bisognosi, un centro di carità ora frequentatissimo da i concittadini più fragili.
Pur trovando molta gente che ci dà una mano, come lei, in questo momento abbiamo però una grande difficoltà a reperire generi di prima necessità come latte olio zucchero.
Chiedo a lei se ci potesse aiutare a trovare una fonte di approvvigionamento di questi alimenti; naturalmente pagandoli, ma pagandoli come se fossero forniti ad esempio ad un supermercato o ad un’azienda come la vostra.
Se questo fosse possibile, lei ci farebbe un grandissimo favore ad indicarci come possiamo fare. Spero che possa come sempre darci una mano e metterci in contatto con la fonte diretta di approvvigionamento.
La ringrazio infinitamente e porgo a lei e ai suoi cari un affettuoso saluto e tanta riconoscenza.”

Don Armando Trevisiol

La risposta della Serenissima non ha tardato ad arrivare…

“Egregio Don Armando Trevisiol,
ho preso visione con particolare attenzione della Sua lettera del 27/07 e desidero anzitutto complimentarmi per la continuità che il vostro Istituto sta dando al Progetto di supermercato solidale che, ricordo bene, ha aperto ormai oltre un anno fa.
La mia Famiglia ed io siamo davvero lieti di poter rispondere al Suo invito a collaborare a questa iniziativa che, a mio modesto parere, riesce a cogliere l’essenza delle primarie necessità dei più bisognosi, restituendo loro quella dignità che spesso, purtroppo, rischia di essere alienata anche a causa di contesti sociali sempre più difficili. Le confermo pertanto che attraverso una delle Società facenti parte del Gruppo Serenissima Ristorazione, che comprende anche una piattaforma di distribuzione derrate, la RossiCater ng, potremo fornire al vostro Progetto prodotti alimentari al nostro costo d’acquisto, senza ulteriori aggravi economici.
Potrà concordare direttamente con i miei collaboratori le modalità di approvvigionamento più adeguate alle vostre necessità. Desidero infine ringraziarLa per le belle parole contenute nella Sua lettera ma anche per la fiducia che da molti anni ripone in Serenissima Ristorazione quale gestore dei servizi di ristorazione dedicati al vostro Istituto Don Vecchi.
Nell’augurarle che il vostro supermercato solidale abbia a operare per lungo tempo, contribuendo a sollevare dalle proprie difficoltà quanti ne hanno più necessità, Le invio i miei più cordiali saluti. Con viva stima, Tommaso Putin”.

“L’aiutino” del nonno

Io sono un lettore assiduo ed attento di “lettera aperta“, il settimanale della comunità parrocchiale dei Santi Gervasio e Protasio di Carpenedo, parrocchia della quale sono stato parroco per ben trentacinque anni.

Andato in pensione nel 2005, sono 17 anni che vivo in un appartamentino di 39 metri e pago l’affitto, che in realtà non è un affitto perché nei 510 appartamentini dei Centri don Vecchi l’affitto è gratuito visto che si pagano solamente i costi condominiali e quelli delle utenze. Mi trovo benissimo e ringrazio il Signore di poter vivere serenamente assieme ai duecento anziani che vi abitano. Sono quanto mai felice per la bellezza, la signorilità e la sicurezza che questo “condominio” offre alle persone di modeste condizioni economiche.

Confesso però che almeno metà del mio cuore è rimasta a Carpenedo, comunità nella quale ho vissuto gli anni più intensi della mia vita di prete. Questa comunità mi ha offerto le più belle soddisfazioni che un prete può ottenere. Da allora però mi sono messo in disparte perché ho sempre trovato giusto che “l’erede” avesse completa libertà di offrire a quella comunità le sue risorse personali. Però mi è sempre stato caro seguire le vicende di quella parrocchia e costatare con gioia di come è cresciuta bene, che i semi e i germogli che ho seminato si siano sviluppati alquanto.

Nei momenti di nostalgia il mio animo va spesso a ricordare i miei 110 chierichetti, i duecento scout, il patronato, la Malga dei Faggi, Villa Flangini, i Centri don Vecchi, la scuola materna, le sette messe domenicali, le visite annuali alle 2400 famiglie, la stampa parrocchiale, la sagra, il cinema Lux, Radio carpini, il centro Anziani, il mughetto, il gruppo San Camillo, ed altro ancora; confesso che soprattutto nei primi tempi del mio pensionamento ho temuto che tutto questo si afflosciasse e si sgretolasse. Fortunatamente però le cose non sono andate così. Don Gianni, il mio successore, non solamente ha conservato, ma soprattutto ha sviluppato, fatto crescere e migliorato la vitalità della mia vecchia parrocchia.

Ogni settimana leggo con infinito interesse “lettera aperta” e “L’incontro“, godendo nel constatare di come egli ha investito con profitto l’eredità ricevuta. Qualche giorno fa ho letto con vera ebbrezza i settimanali della parrocchia, apprendendo con grande ammirazione le ultime relazioni: sul grest, la sagra, le attività estive del Germoglio, i campi scout, campi estivi alla casa in montagna “la Malga dei Faggi”, e i soggiorni in “Villa Flangini” ad Asolo, e la grandiosa attività caritativa dell’ipermercato “Papa Francesco” per i poveri. Tutto questo mi è stato di grande consolazione e motivo di ringraziare il Signore.

Durante questa lettura mi ha colpito particolarmente un passaggio di don Gianni, che è costretto a fare il parroco, il cappellano, il chierichetto ed altro ancora, il quale chiedeva aiuto, durante il tempo estivo, per la stampa.

Mi sono detto: io nonno, e forse bisnonno di questa parrocchia, ho ancora dei debiti e dei doveri nei suoi riguardi e perciò, io che da una vita mi sono impegnato nella stampa, se non gli dispiace potrei dargli una mano nelle “retrovie” della pastorale della parrocchia. Sono però preoccupato perché, come ai tempi della contestazione del `68, mi sento un vecchio “Matusa”! Comunque spero che questa offerta gli suoni almeno come un segno di affetto, di stima, e riconoscenza.

Ai fedeli della chiesetta del cimitero di Mestre

Cari amici, per un breve periodo non potrò essere con voi nelle messe in quella che ho sempre definito la mia “cattedrale tra i cipressi” e che amo tanto, bella come una baita di montagna.

I postumi del Covid, che ha colpito anche me nelle scorse settimane, sono ancora forti per un ultranovantenne. Inoltre, a breve, dovrò sottopormi ad un intervento per una cataratta ad un occhio, quindi era necessario prendere un periodo di riposo.

Come già avvenuto in passato, ringrazio don Gianni Antoniazzi che si è reso disponibile a sostituirmi durante questa mia assenza che mi auguro il più breve possibile.

Non vorrei diventare un piagnone. Ho avuto il tifo a 20 anni, la cistifellea, un tumore al colon quand’ero parroco a Carpenedo, mi hanno tolto un rene una decina di anni fa, e ogni volta che tornavo a casa mi rendevo conto di quanto è bella la vita. Tutto è stato un dono, non una disgrazia, e sono sempre tornato.

Cari amici, conto di rivedervi tutti presto nella nostra piccola, grande Cattedrale.

Buoni per i fragili

Carissimi, più volte ho scritto di non aver alcun ruolo di responsabilità, sia per quanto riguarda la vita dei sette Centri don Vecchi che del nuovo Centro di Solidarietà Cristiana Papa Francesco aperto il sei giugno scorso. Però non posso e non riesco a non seguire ancora con attenzione e preoccupazione le attività alle quali la Comunità cristiana di Mestre ha dato vita in questi ultimi venti anni: cinquecentodieci alloggi per anziani in difficoltà ed ultimamente “l’ipermercato” Papa Francesco che ogni settimana aiuta ormai, oltre 3.500 concittadini che si trovano, per motivi più diversi, in disagio economico.

Per grazia di Dio mi pare che anche questa ultima iniziativa, posta in atto per distribuire generi alimentari, frutta e verdura, indumenti, mobili ed arredamento per la casa diventi ogni giorno più efficiente per raggiungere lo scopo per cui è nata: aiutare i poveri.

Però come pure scrissi già, ho l’impressione che mentre operai ed impiegati con basso reddito hanno giustamente capito ed approfittano di questa opportunità loro offerta, i più poveri invece, per limiti mentali o per acciacchi o per la loro vita isolata, o non conoscono ancora o non hanno neppure i pochi centesimi che necessariamente si chiedono per i costi di gestione.

Convinto come sempre che tutti, ma particolarmente i preti, hanno il dovere di fare la carità, e convinto pure che le parrocchie dovrebbero conoscere meglio di tutti i loro poveri, ho tentato, a livello personale, di offrire ogni mese a dieci parrocchie di Mestre, sempre diverse, un certo numero di “buoni acquisto” del valore di cinque euro perché li offrissero ai più bisognosi. Finora ho coperto il costo di questa operazione con i miei risparmi della pensione, con l’aiuto di qualche amico e con le elemosine della chiesa del cimitero, però ho constatato che i buoni che riesco a distribuire ogni mese sono troppo pochi.

Da qualche tempo stavo scervellandomi per provare una soluzione a questo problema, ora mi pare di averla trovata riflettendo sulle richieste di due parrocchie: quella di Tessera e quella del viale don Sturzo, che mi hanno richiesto anche loro di poter comprare un certo numero di questi “buoni acquisto” per aggiungerli a quelli che finora avevo donato io.

Questa soluzione mi pare veramente provvidenziale perché con pochi denari si può offrire un contributo serio e consistente ai poveri e perché essi, venendo a conoscenza di questa opportunità, possano avere quello che a loro serve.

Concludo invitando preti, concittadini, ed enti pubblici a mettere assieme le loro risorse per fare una carità, non pressoché simbolica, ma che invece riesca veramente a dare un aiuto reale a chi ha bisogno. Invito quindi tutti coloro che vogliono aderire a questo suggerimento a farsi avanti sperando poi che siano in molti, telefonando al mio cell. 3349741275 o a quello di suor Teresa 3382013238 per l’acquisto di suddetti buoni.

P.S.: abbiamo fatto stampare venticinquemila di questi buoni perciò ognuno ne può comperare quanti ne vuole.

Cose fatte, cose da fare

Penso che vi siano dei concittadini che abbiano interesse a conoscere in maniera più approfondita come si articola il nostro ipermercato della solidarietà. Questa migliore conoscenza può permettere a chi è interessato di offrire la propria collaborazione nel settore più consono alle proprie attitudini ed esperienze professionali. E anche un po’ a poterne parlare con miglior consapevolezza a chi può avere interesse ad approfondire questa esperienza assolutamente innovativa e forse unica nel campo della solidarietà.

La struttura dell’ipermercato, che dispone di 3500 metri quadrati di superficie, è sita in terreno di proprietà della Fondazione Carpinetum ed è stata concessa in comodato gratuito all’associazione del terzo settore “Il Prossimo”. Questa associazione di volontariato è ufficialmente riconosciuta dalla Regione come ente del terzo settore e ad essa aderiscono circa 130 volontari. La struttura è stata inaugurata il 5 giugno 2021 ed ha cominciato a funzionare fin dal giorno dopo.

L’associazione “Il Prossimo” è retta da un comitato direttivo di cinque membri composti da: Edoardo Rivola, presidente, don Gianni Antoniazzi, Andrea Groppo, suor Teresa Del Buffa come consiglieri, don Armando Trevisiol, membro onorario.

La struttura è composta da 5 reparti:

  1. Alimentari, con Gianni Bergamin, Alfio Paladini e Lucia Simionato;
  2. Frutta e verdura, con Eugenio Allemanno e Luca Guglielmi;
  3. Mobili con Federico Troi, Luciana Ribon e Daniele Vanin;
  4. Arredo per la casa con Bianca Semenzato, Miranda Zardo;
  5. Banco alimentare con Niccolò Mognato e Vittorino Marchiori;
  6. Vestiti, con Eddi Bobbo, Barbara Navarra e Anca Pricop.

Quasi tutti questi responsabili vengono da esperienze professionali pregresse. Il presidente Edoardo Rivola, direttore di agenzie del Banco San Marco, a motivo della mole di lavoro, a fine del 2021 ha scelto di aderire ad un fondo di prepensionamento (una recente legge lo permette), pur rimettendoci nella pensione, per dedicarsi totalmente alla guida del nostro Centro solidale.

Il Centro, che è ancora in fase di rodaggio, è aperto dal lunedì al venerdì dalle ore 15 alle 18. Invece il settore “Banco alimentare”, che distribuisce generi alimentari a titolo assolutamente gratuito a circa 2600 utenti, è aperto assieme al settore frutta e verdura dalle 9 alle ore 12 di martedì e giovedì.
Mentre questo settore distribuisce i generi alimentari a titolo gratuito agli aventi diritto, perché rifornito da un Ente Statale, in tutti gli altri settori si punta a domandare solamente un modesto contributo per i notevoli costi di gestione.

Il rifornimento del settore alimentare è sostenuto dal dono dei generi in scadenza di molti ipermercati e mediante il Banco alimentare di Verona permettendo così alle aziende, che donano, di recuperare l’Iva.

I concittadini più poveri vengono aiutati in maniera totalmente gratuita, mediante dei “buoni acquisto”, che l’associazione il Prossimo mette a disposizione delle parrocchie di Mestre perché li distribuiscano ai parrocchiani in maggiori difficoltà economiche.

L’ipermercato è dotato di sei furgoni ed uno frigo, di celle frigorifere di congelazione e di tutte le strumentazioni necessarie per movimentare notevole quantità di materiale.

Attualmente il numero di utenti settimanali è di circa 3500.

I progetti per il futuro prevedono:

  1. Un aumento di superficie dell’Ipermercato, l’allargamento del bacino di affluenze costituito da ipermercati, aziende produttrici di generi di prima necessità;
  2. Ottenere una maggior collaborazione da parte del Comune, della Caritas, della Regione e delle parrocchie e di tutti gli enti che finora pare non si siano resi conto del notevole valore sociale di questa struttura di solidarietà, assolutamente innovativa ed attenta e rispettosa delle persone;
  3. La creazione di un centro di ascolto per una gestione più diretta alle persone maggiormente bisognose;
  4. Lo studio di soluzioni che scoraggino chi è tentato di approfittare, senza merito, di questa struttura pensata soprattutto per chi è in maggior difficoltà;
  5. La creazione di un centro studi per analizzare e trovare soluzioni sempre più adeguate alle nuove povertà e ad una collaborazione più seria con tutti gli enti benefici della nostra città.

Divina Provvidenza

Io mi reco il più frequentemente possibile al nostro ipermercato solidale. Lo faccio perché i volontari sappiano che il loro vecchio prete vuole loro bene, li ammira e li incita a dare il meglio di sé perché la povera gente che viene alla nostra struttura possa ottenere tutto quello di cui ha bisogno.

Spero che sia facilmente comprensibile che, a motivo della mia veneranda età, quasi 93 anni, non posso dare alcun aiuto a livello operativo. Infatti appena arrivo all’ipermercato cerco immediatamente la prima sedia che vedo disponibile per potermi sedere e quando ho fatto un rapido giretto nei reparti: generi alimentari, mobili, arredo per la casa ed abbigliamento, sono già stanco e cerco l’auto per tornarmene a casa!

Però non è proprio vero che non faccio proprio più niente per questa splendida impresa. Quello che posso fare, lo faccio con entusiasmo, gioia e riconoscenza al Signore che mi permette di poter fare ancora qualcosa per i poveri della nostra città, perché non mi limito soltanto a ringraziare ed incoraggiare i volontari, ma lo faccio pure con i benefattori e sarei felice di stare sveglio anche la notte se ne avessimo tanti quanti ne sognerei e sarebbe necessario!

A questo piccolo impegno mi do pure da fare e spendo quello che mi avanza dalla mia pensione ed inoltre impegno volentieri le offerte dei fedeli della mia “cattedrale tra i cipressi” per comprare quello che manca: farina, latte, caffè, pasta, zucchero…

Vi confesso poi che le cose dell’ipermercato vanno bene, fin troppo bene perché mi si riferisce che ogni settimana i “clienti” superano di molto il migliaio: un paio di giorni fa ho visto un servizio di Rai tre in cui l’obiettivo si è fermato a documentare una lunga fila di persone che attendeva il turno per entrare.

Quello che invece mi preoccupa è dove trovare chi ci offra i rifornimenti necessari. Dall’apertura, la Divina Provvidenza, magari all’ultimo momento, non ci ha comunque mai fatto mancare nulla.

A questo proposito vi confesso che da più di un mese ho preparato una lettera per presentare il nostro presidente Edoardo Rivola ai proprietari del “Super Lando” – il nuovo supermercato che ha aperto all’imbocco della tangenziale – per chiedere loro dei generi alimentari in scadenza. So che questa operazione benefica la fa già suddetto ipermercato perché mette i suddetti generi in offerta e questo va molto bene, però penso che solo noi siamo in grado di conoscere i veri poveri e perciò se ci donasse questi generi alimentari non più commerciabili penso che farebbe un’opera buona! Comunque terrò informati i nostri concittadini di come andrà a finire pure questa vicenda

P.S. Ho appena messo la firma su questo scritto quando qualcuno ha suonato il campanello della porta del mio appartamento e una signora che mi ha chiesto l’anonimato mi ha consegnato un’offerta di 5.000 euro per i poveri. Ho avuto la sensazione che fosse la Divina Provvidenza a tirarmi le orecchie per la mia poca fede nei suoi riguardi.

I nostri buoni

Abbiamo ribadito più volte che lo scopo del Centro di Solidarietà Cristiana Papa Francesco è quello di aiutare i concittadini che si trovano in grave disagio di ordine economico, e soprattutto quelli più sprovveduti a causa dell’età o di altre motivazioni quali malattia, mancanza di coraggio e pudore di manifestare le proprie difficoltà.

Abbiamo ritenuto che la soluzione più sicura per risolvere questo problema fosse quella di consegnare alle parrocchie un certo numero di buoni acquisto del valore di cinque euro perché li offrissero, a loro discrezione, ai poveri già assistiti delle loro relative organizzazioni caritative operanti in esse. Questa scelta è stata fatta perché siamo convinti che nessuno conosca bene le condizioni economiche dei poveri come i parroci e i loro collaboratori.

Sulla scorta di sei mesi dall’apertura del nostro ipermercato abbiamo riscontrato che alcune parrocchie hanno organizzazioni caritative molto efficienti ed organizzate, ma che purtroppo altre hanno dimostrato lacune.

Per questo motivo e per migliorare questa “operazione” ci siamo ripromessi di creare in proprio un archivio di queste persone bisognose per aiutarle direttamente. Chiediamo quindi a tutti i lettori de “L’incontro” di segnalarci il nome, la via e il numero di telefono di persone veramente bisognose di aiuto e conosciute da loro, perché le possiamo aiutare direttamente e decidere le modalità e la consistenza di questo aiuto da erogare secondo le disponibilità economiche di cui riusciamo a disporre.

Qualcuno di certo si chiederà da dove ci provengono questi fondi che utilizziamo per dare aiuto nella forma che ho prima spiegato. Mi pare giusto che a motivo della trasparenza sia doveroso informare i concittadini, anche perché sogniamo che “I’avventura dell’Ipermercato” abbia come protagonista l’intera città.

Eccovi il resoconto: in questi sei mesi abbiamo impegnato in “buoni acquisto” circa diciotto mila euro. La Provvidenza, alcuni amici che mi hanno fatto delle offerte, un po’ della mia pensione, ma soprattutto tutte le offerte che vengono fatte nella chiesa del cimitero per qualsiasi motivo hanno permesso di raggiungere la cifra.

Tutti i fedeli che frequentano questa chiesa sono ben informati sulla destinazione delle offerte e pensiamo che per questo motivo essi siano particolarmente generosi.

Per ora, per qualsiasi informazione rivolgersi al sottoscritto o a suor Teresa. Speriamo di riuscire quanto prima a creare un’équipe dedicata che possa portare aiuto a questa iniziativa benefica.

Bellezza generosa

Se non un grande miracolo, almeno un miracoletto s’è registrato in questi giorni al Centro di Solidarietà Cristiana Papa Francesco. Una azienda rinomata: “Mavive”, rappresentata dal signor Alessio Mazzetto, ha fatto pervenire al nostro ipermercato solidale una notevole quantità di prodotti per l’igiene della persona che questa ditta commercializza non solo in tutta Italia ma anche all’Estero.

Qualcuno potrebbe forse mostrare sorpresa che ad un ipermercato per i poveri invece di salami o formaggi si donino prodotti che normalmente sono riservati a persone piuttosto sofisticate e fin troppo preoccupati del loro corpo. Noi però non siamo di questo parere perché ci fa enorme piacere sapere che qualcuno dei 1500 “clienti” che ogni settimana frequentano il nostro ipermercato possa presentarsi alla messa di mezzanotte “per Natale” non solo vestito degli indumenti del magazzino del nostro emporio – quanto mai fornito di migliaia di capi di vestiario di ogni genere – ma perfino elegante e profumato.

Siamo convinti che anche nostro Signore sia di questo parere. Vi ricordo infatti che Gesù fu contento quando la Maddalena, che al quel tempo non godeva di troppa buona fama, secondo l’usanza del tempo gli unse i piedi con dolce profumo. Sono certo che fra le mille luci che brilleranno a Natale ci sia pure quella del signor Mazzetto e non sia meno bella delle altre.

La vita è infatti fatta pure di poesia e bellezza. E all’ipermercato ad ogni giorno che passa si aggiunge sempre una nuova “trovata” che profuma di poesia, amicizia e fraternità. L’efficienza e la cortesia dei volontari addetti ai banchi dell’ipermercato non mancano di certo, perché questi ingredienti sono parte integrante di qualsiasi azienda. Però c’è pure qualcosa da offrire al pubblico. Ci sono pure dei volontari creativi che non mancano proprio di fantasia e di buon gusto.

La signora Lucia, una morettina, che per tutta la vita ha lavorato nei supermercati ma che ora, in pensione, sta offrendo il suo tempo, la sua esperienza e il suo buon gusto, fin dall’inizio di novembre s’è ritirata in un luogo appartato del grande ipermercato. Aiutata da qualche apprendista sta confezionando da mane a sera creazioni natalizie, perché un ragazzino le possa offrire alla sua insegnante o a sua madre come dono di Natale. Una bella confezione strutturata con qualche dolcetto, qualche fiore e tanta poesia al prezzo di 3 o 5 euro.

Quando mi reco al mercato e scorgo nel banco di esposizione queste confezioni umili ma belle, io che si sono un sentimentale, ma pure un sognatore, mi commuovo perfino al pensiero che pure nella casa dei più poveri possano verificarsi questi fatti di tenerezza e di amore filiale. Lucia da mane a sera confeziona sempre con rinnovata fantasia ed impegno questi unici ma profumati doni natalizi.

Il guaio, per lei, è che non appena queste confezioni sono esposte esse vanno a ruba, tanto che per quanto produca non è mai sufficiente alle richieste del “mercato”! Quando poi vado a visitare il laboratorio di questa volontaria, la vedo talmente impegnata e felice delle sue creazioni che mi pare perfino più giovane e più bella. è proprio vero che la solidarietà rende splendidi anche i nostri giorni che sembrano spesso tanto pesanti e cupi per la pandemia che ci minaccia. Avverto quindi che chi desiderasse una di queste confezioni per Natale è meglio che si presenti quanto prima!

Notizie dall’Ipermercato

Mi riprometto di passare quanto più spesso mi è possibile, alla redazione de “L’Incontro” delle notizie che riguardano questa struttura, forse unica in Italia, nella speranza di coinvolgere sempre più i concittadini perché diventino compartecipi di questa splendida impresa.

Qualche tempo fa i responsabili del reparto generi alimentari mi hanno informato che c’è una notevole richiesta di farina. Con suor Teresa e il signor Candiani ci siamo subito dati da fare per vedere di farci regalare, oppure comperare a costi assai convenienti, suddetto prodotto. Sennonché il signor Fioretto, agente del catering “Serenissima ristorazione” che attualmente offre il pranzo a tutti i sette centri a costi estremamente convenienti, venuto a sapere di questa necessità ha informato il proprietario del suddetto catering, il signor Puttin, il quale ci ha donato immediatamente 400 pacchi di farina da un chilogrammo ciascuno.

Questa società non è nuova a questi atti di generosità, infatti qualche anno fa s’era offerta di offrire la cena per i poveri al costo di un euro, impresa che poi non s’è potuto continuare per altri motivi. Ci fa piacere ringraziare pubblicamente ed additare all’ammirazione della città questo gesto solidale di un’azienda quanto mai affermata sul mercato, ma nel contempo aperta ad aiutare chi si trova in disagio.

Sento il dovere poi di aggiungere che in una settimana abbiamo già distribuito metà di questo dono.

Permettetemi una riflessione. Io, come tutti i preti, ho parlato e parlo ancora della Divina Provvidenza. Affermo convinto che quando le si chiede qualcosa di necessario che non si è in grado di acquistare per mancanza di soldi, essa non manca mai di fornircelo. E i sette centri don Vecchi sono per me e per tutti una prova tangibile! Tanto che i miei amici dell’Ipermercato quando hanno bisogno di qualche tipo di generi alimentari, un po’ per celia ed un po’ per necessità, mi dicono: “Don Armando ordini alla Divina Provvidenza questo o quel prodotto!”

L’ultima richiesta era stata appunto quella della farina. Ho spedito subito una mail in cielo facendo richiesta con l’aggiunta “urgente”!
Per l’immediato il Buon Dio ha suggerito, come scritto sopra, al Catering “Serenissima ristorazione” di mandarci un anticipo e ne è arrivato quasi seduta stante un bancale.
Poco dopo ha ripetuto la richiesta al “Banco Alimentare di Verona” e questa organizzazione ci ha mandato un secondo bancale.
Infine ci ha suggerito di rivolgersi al “mulino Cosma” di San Martino di Lupari per chiedere ancora farina, dicendole che se proprio non poteva regalarcela ci facesse un buon sconto sul prezzo. Sempre la Provvidenza ci ha fatto incontrare la titolare del mulino, la signora Marta Cosma, che si è dimostrata amabilissima, cordiale e generosa, fornendoci quattro bancali al costo di 30 centesimi al chilogrammo.
Cosicché in una decina di giorni ci sono arrivati sei bancali di farina.

Di primo acchito qualcuno potrebbe pensare che sei bancali non son un granché! Ma il rag. Rolando Candiani che i conti li sa fare, perché è l’amministratore dell’ipermercato, mi ha fatto presente che sei bancali corrispondono a 4.750 chilogrammi!

Alessandro Manzoni nel suo romanzo “I promessi sposi” ha fatto dire al protagonista, il povero gramo, Renzo Tramaglino; “La c’è la Provvidenza”! Ma pure io, di certo meno noto del Manzoni, qualche secolo dopo posso pure tranquillamente ripetere “La c’è la Provvidenza”, la quale non si spaventa anche se all’Ipermercato “Papa Francesco” si presenteranno tremilacinquecento “clienti” alla settimana.

Coinvolgere le parrocchie

Ripeto ancora una volta che, non avendo più alcun ruolo e responsabilità all’interno della direzione della Fondazione Carpinetum dei Centri don Vecchi e soprattutto data la mia veneranda età di 93 anni, il mio impegno nei riguardi del nuovo Centro di Solidarietà Cristiana Papa Francesco è estremamente marginale.

Ho scelto quindi di tentare a livello personale, insieme ad una piccola équipe di amici, di individuare le persone più fragili e più bisognose perché possano beneficiare dell’offerta soprattutto di generi alimentari. Vi posso assicurare che non è facile aiutare i più poveri perché sono sempre i più sprovveduti e i meno agguerriti nell’approfittare delle opportunità che vengono loro offerte.

Io sono felicissimo che famiglie monoreddito e con uno o due figli a carico possano beneficiare dell’ipermercato e dal numero di presenze mi pare lo facciano numerose. Però sento forte il dovere di tentare che ne beneficino anche i più sprovveduti, i più inermi, i più poveri. Da questa convinzione è nata l’iniziativa particolare della quale vi ho già parlato, ossia quella di offrire a costoro dei buoni acquisto “spendibili solamente all’ipermercato Papa Francesco”.
Pensando che soprattutto le parrocchie conoscano meglio degli altri i parrocchiani più poveri ho messo in atto l’operazione di fornire alle parrocchie un certo numero di questi buoni in maniera tale che non si arrischi di permettere che “la carità” finisca non per mangiare, ma venga destinata per altri scopi non urgenti e necessari.

Consultando l’annuario della diocesi ho scoperto che tra il centro e la periferia di Mestre operano una cinquantina di parrocchie, e ho quindi deciso, assieme ai miei collaboratori, di farne beneficiare una diecina ogni mese. Ho scritto ai parroci relativi consegnando ad ognuno 100 buoni corrispondenti a 500 euro non provenienti dalla Fondazione Carpinetum nè dall’associazione il Prossimo, ma provenienti dalle offerte fatte nella chiesa del cimitero e consegnatemi da qualche benefattore e bensintende dalla mia pensione.
Ho costatato che questa spesa di 5 mila euro al mese era superiore alle mie possibilità perciò ho riguardato l’offerta facendo conto del numero di abitanti di ogni parrocchia, e del numero dei suddetti buoni realmente spesi nel primo invio. In rapporto a questi due fattori, ho rimodulato questa seconda offerta.

Col 15 novembre s’è concluso il primo ciclo di questa esperienza e perciò riparte il nuovo giro. Pubblico il nome delle parrocchie, del numero di abitanti di ciascuna e dei nuovi buoni acquisto consegnati prima del 15 novembre; lo faccio perché ognuno mi possa dare ogni suggerimento per migliorarla e per raccogliere il denaro per finanziarla. Eccovi la lista:

  1. Sacro Cuore via Aleardi
    abitanti 7.766 – buoni 50
  2. Gazzera
    abitanti 7.050 – buoni 60
  3. Carpenedo
    abitanti 5.666 – buoni 80
  4. Chirignago
    abitanti 7.769 – buoni 80
  5. Santa Maria della Pace Bissuola
    abitanti 5.261 – buoni 50
  6. Corpus Domini quartiere Pertini
    abitanti 2.948 – buoni 60
  7. Beata Vergine Addolorata Bissuola
    abitanti 8.683 – buoni 80
  8. San Paolo via Stuparich
    abitanti 3.102 – buoni 60
  9. San Pietro Orseolo v.le don Sturzo
    abitanti 4.363 – buoni 20
  10. Santa Maria Goretti Carpenedo
    abitanti 5.410 – buoni 60

Il costo totale dell’operazione, qualora tutti i buoni fossero “spesi”, sarebbe di 3 mila euro. Una cifra che temo che sia ben difficile che io possa affrontare ogni mese, comunque ho spedito al Patriarca e a tutte le parrocchie, al Sindaco e Consiglieri comunali, governatore Zaia e a tutti i consiglieri, a gli enti ecclesiastici, e a tutti gli ordini religiosi, un appello perché contribuiscano a questa spesa. Sarò ben contento di pubblicare in seguito il nome e l’entità dei contributi raccolti.

Facciamo il punto

Carissimi lettori, non passa giorno che qualcuno degli abitanti del mio “piccolo mondo antico” dei sette Centri don Vecchi, non mi chieda “come va don Armando l’ipermercato dei poveri?”; ed è veramente un borgo antico perché abitato da 550 anziani di età media di 83 anni. La stessa domanda me la fanno anche i fedeli della “mia” parrocchietta, della “cattedrale fra i cipressi” del Camposanto di Mestre. Penso che pure molti concittadini – dato che per i miei frequenti interventi sui quotidiani della città ho l’impressione d’essere diventato la “betonega” di Mestre – abbiano la stessa curiosità.

Eccovi accontentati! L’ipermercato è frequentato da circa tremilacinquecento “clienti” alla settimana. Credo che di certo abbiamo diritto di indossare la “maglia rosa” non solo degli ipermercati di Mestre ma almeno del Triveneto!
Pure come personale di servizio non possiamo lagnarci, perché possiamo contare su oltre 130 volontari (che si turnano) ben pagati: perché promettiamo loro “il centuplo” e la vita eterna!

Quello invece che ci preoccupa, e molto, è l’approvvigionamento di materia prima. Per gli indumenti, i mobili, e l’arredo per la casa, in verità, ci giunge il sufficiente, mentre quello che mi toglie i sonni sono i generi alimentari e la frutta e verdura. Avremmo bisogno di un tir di generi alimentari alla settimana, mentre possiamo contare solamente su cinque sei furgoni.

La Divina Provvidenza di certo sa di questa situazione, ma di solito interviene all’ultimo momento per provare la mia fede, e io, come San Pietro, sento il bisogno di chiederle la grazia di aumentarla. Ho imparato sempre da San Pietro che, pur avendo buttato in mare la rete per tutta la notte e non avere preso niente, disse al Signore “sulla tua Parola l’ho ributtata di nuovo”, e il Vangelo ci riferisce che riempì la barca di pesci!
Forte di questa notizia ho “buttato anche io la rete” sulla coscienza del sindaco Brugnaro e di tutti i consiglieri comunali, sia di maggioranza che di opposizione, avendo sentito da tutti loro che sono quanto mai attenti ai bisogni dei poveri! La stessa cosa l’ho fatta al governatore Zaia e a tutti i consiglieri della Regione. Ho allegato alla lettera che ho inviato a questi personaggi pure un depliant con le foto di quanto si mette a disposizione dei poveri; a giorni farò questa operazione pure a tutte le parrocchie della diocesi.

Per soddisfare la vostra curiosità su quello che ho scritto vi allego pure il testo della lettera.

Sono un prete ultranovantenne, da sempre convinto che la fede e il valore di ogni persona si esprimono soprattutto aiutando i più poveri. Per questo ideale ho tentato di spendere la mia lunga vita e vorrei pure impegnare anche gli ultimi rimasugli di essa. Le mando questo dépliant a testimonianza di questa convinzione e soprattutto perché ho capito che solamente impegnandosi assieme si può realizzare questo progetto solidale. Mi vesto quindi colla tonaca dei frati da cerca
del poverello di Assisi, mi metto la bisaccia in spalla e busso alla porta di tutti, proprio tutti, per poter aiutare in maniera più seria chi è in difficoltà economiche e si vergogna di domandare aiuto. Chiedo quindi con umiltà e rispetto quello che ognuno dei miei concittadini e delle istituzioni della mia Città possano mettere a disposizione per aiutare chi è in difficoltà offrendo: suggerimenti, disponibilità di collaborazione di ogni tipo e ad ogni livello, offerte ecc…. Sento infine il dovere di informarvi che il “supermercato dei poveri”, di cui vi accludo qualche foto perché vi rendiate conto che è una cosa seria, è frequentato ogni settimana da almeno 3.500 persone che chiedono aiuto, quindi abbiamo bisogno di tanto sostegno. Sarei quanto mai lieto e riconoscente se, quando potete, faceste una visita a questa struttura quanto mai innovativa nel campo della solidarietà. Vi chiedo inoltre di parlare alle persone di vostra conoscenza che ci potrebbero aiutare. Mi scuso della mia intromissione, vi ringrazio, e vi prometto di pregare per tutti, ma in particolare per chi si lascerà coinvolgere in questa bella impresa. Con cordialità. Don Armando Trevisiol

Finora ho ricevuto solamente la risposta dell’assessore della Regione Giampaolo Bottacin che mi ha risposto: “Ho preso visione della sua lodevole iniziativa e la ringrazio di averla condivisa con me. Farò sicuramente conoscere alle persone di mia conoscenza quanto da lei costruito. Un cordiale saluto”.

Cari lettori mi riprometto di riferire quanto prima dei risultati di questa iniziativa per riempire gli scaffali dell’ipermercato, scaffali che si svuotano tanto, troppo presto!

Il mio manifesto

Impegniamoci a costruire una “Chiesa”, non una “sacrestia”.

Impegniamoci a far maturare un popolo cristiano libero, ricco di speranza, capace di dialogo, senza complessi, non a dar vita a un teatrino con tanti manichini e tanti costumi che odorano di naftalina, con attori che declamano senza convinzione e passione frasi impregnate di un gergo ormai abbandonato dai più.

Impegniamoci ad avere l’ebbrezza della nostra libertà e della nostra dignità, confrontandoci con amici e nemici, con inferiori e superiori, con rispetto ma senza servilismi.

Impegniamoci a non lasciarci tentare dalla vita facile, dalla carriera promettente o dalla tranquillità ad ogni costo, lasciandoci andare all’adulazione, al silenzio anche di fronte alla stupidità e al sopruso.

Impegniamoci ad aspettare il Risorto nel domani che viene, diffidando delle restaurazioni, dei vecchi codici e delle nuove regole, ascoltando invece la voce del cuore e dello Spirito.

Impegniamoci ad osare, a vivere in attacco piuttosto che in difesa, a sbagliare per troppo amore, piuttosto che per cialtroneria intellettuale, per fedeltà fasulla o per comoda obbedienza formale.

Impegniamoci a scoprire il volto del Maestro e del Salvatore nel cuore, nelle parole e nelle scelte degli uomini e delle donne, dei ragazzi e delle ragazze che incontriamo sulla nostra strada, piuttosto che nei vecchi “santini” o nei testi logori della vecchia teologia.

Impegniamoci ad usare con rispetto e venerazione le parole, senza ubriacarci di frasi fatte vecchie o moderne, ricordandoci sempre che un fatto, per quanto piccolo, vale mille parole.

Impegniamoci ad avere paura del ghetto, della gente che ha risolto tutto, dei cristiani che amano le serre, temendo ancora la mela marcia e il compagno cattivo.

Impegniamoci perché anche l’ultimo ateo possa capire e condividere la tua scelta dei poveri, anche se questo non procurerà mai commenda o titoli di onore.

Impegniamoci a ricordare che il Signore chiama ad ogni ora del giorno ogni creatura, e che i fiori belli nascono e fioriscono dentro e fuori la nostra comunità.

Impegniamoci a ricordare che lo Spirito Santo è venuto per i capi, ma anche per i poveri gregari come noi.

Impegniamoci infine perché tutti sappiano che saremo giudicati sull’amore e non sulle tesi dell’ultimo sociologo e dell’ultima opera di teologo.