Libero e fedele

La Chiesa, corpo mistico di Cristo, non è formata solamente dal capo ma anche da tutte le altre sue membra.

Più volte ho affermato che nei riguardi dei radicali ho sempre avuto un rapporto di “amore e odio”. “Odio” per le loro campagne a favore del divorzio, dell’eutanasia, dell’anticlericalismo radicale ed altro ancora; “amore” invece per le loro campagne a favore del terzo mondo, per la “giustizia giusta”, per l’umanizzazione delle carceri, per la “laicità” dello Stato e altro ancora!

Col passare del tempo però mi pare che stia crescendo “l’amore” e diminuendo “l’odio”; un po’ per la scomparsa di Marco Pannella e per la malattia di Emma Bonino che hanno fiaccato la capacità di denuncia da parte di questo partitino lillipuziano ed un po’ perché vado scoprendo che anche nelle loro denunce più “radicali” c’era sempre qualcosa di sano e questo mi sta sempre più convincendo che vale ancora il detto popolare che non è giusto “buttar via il bambino con l’acqua sporca”.

Faccio questa premessa per dire che un tempo mi infastidiva e da cattolico mi irritava che i radicali l’undici settembre di ogni anno, giorno della breccia di Porta Pia, andassero “in processione” a portare una corona al monumento di Giordano Bruno. Oggi forse ci andrei anch’io pensando al bene che ha fatto alla Chiesa chi si è opposto “al Papa re” dello Stato pontificio. Specie ora, che a Papa Francesco gli sono di troppo perfino i sacri palazzi tanto che è andato a vivere a Santa Marta. Tutto questo gode perfino della “benedizione papale”! Questa testimonianza mi spingerebbe a far fare una lapide in ricordo dei bersaglieri e del generale Cadorna che ha ordinato l’assalto di Porta Pia.

Qualche giorno fa ho visto su Rai Storia un servizio che trattava questo evento e Papa Pio IX ne è uscito, almeno per me, alquanto malconcio. Questo discorso mi fa concludere che anche oggi noi preti, ma pure i fedeli laici, ci rendiamo colpevoli di queste gravi ferite alla Chiesa perché priviamo le gerarchie ecclesiastiche di un rapporto filiale, ma franco, leale, onesto, dialettico, preferendo spesso ad esso un ossequio formale, codino e servile.

Sono sempre più convinto che il rapporto, la collaborazione e l’obbedienza ai “superiori” debbano avere sempre la componente della franchezza e del dissenso che nasce però da un vero amore. Io sono tanto grato a don Primo Mazzolari, che per queste scelte subì mortificazione e condanna, per avermi donato la massima a cui si rifece sempre: “libero e fedele”.

Non sono in grado di dire se i miei vescovi abbiano apprezzato questo mio comportamento, però sono contento di non averli mai traditi e mai privati del mio apporto di pensiero, sempre nato, di volta in volta, dalla mia coscienza di uomo e di figlio di Dio.

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